THE SPARK OPENING!

L’attesa volge al termine, il tempo necessario per radicare un’attività che vuole essere solida e duratura fa scorrere gli ultimi granelli di sabbia in una clessidra che si è rivelata complessa quanto ardimentosa. Più di 500Mq di cose da fare, di “cazzeggio” (termine suggerito dall’amico Maurizio De Giovanni) proficuo e generativo tra ventimila volumi e un laboratorio di fabbricazione digitale dove dare forma e sostanza alle proprie idee. Non mancano gli spazi per lavorare e soprattutto per pensare, per trovare un luogo di decompressione generativa nel centro convulso di Napoli, tra l’Università e il centro storico, tra la ferrovia e il porto.

“Dare vita a una libreria indipendente di ampia metratura, che non vuole vivere di sole novità ma che offre una profondità di catalogo da ambire ad essere punto di riferimento per curiosi di ogni specie richiede un lavoro di preparazione notevole. Tocca instaurare sinergie di intenti con le case editrici che apprezziamo, presentarsi, proporre condizioni che facciano conciliare respiro economico e diversificazione di offerta rispetto l’asfissiante omologazione dettata dai monopoli della distribuzione e franchising”, spiega Francesco Wurzburgher che coordinerà la squadra di librai. “Ci sono librerie che aprono in Italia e qui al sud, è un mercato in perpetua trasformazione dove il libro deve essere accompagnato da approfondimenti di qualità e dalla costruzione di legami. Qui il libro sosterrà e sarà sostenuto dalla fabbricazione digitale, dalla formazione e dalla possibilità di dare un luogo dove dare respiro a progetti e pensieri”.

A The Spark Creative Hub i libri conducono in aree di sperimentazione e produzione. Su dei basoli vesuviani, quasi a rivendicare la vulcanicità necessaria all’ingegno, lavorano stampanti 3d, macchine a taglio laser, plotter e migliaia di piccoli ingegnosi circuiti prendono vita. “Uno spazio accessibile per dare concretezze alle idee, un FabLab, un luogo di formazione e creazione che vive di contaminazioni e sinergie con individui, imprese, start up ed enti come le università, le fondazioni, gli studi. Un luogo dove la creatività si presta alla sperimentazione per un’espressione totale e incondizionata delle proprie capacità ideative e progettuali.”, spiega Michela Musto ideatrice del progetto. “Le macchine sono in produzione e gli arredi sono stati in gran parte autoprodotti. L’intero spazio è l’espressione di una fusione tra l’artigianato tradizionale e nuove tecnologie di prototipazione digitali in grado di offrire un contributo a un nuovo paradigma di produzione nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità”.

Alle 19 del 27 febbraio 2020 le contaminazioni diverranno il carburante fondamentale alla crescita del progetto, il tempo è maturo per venire al mondo.